La geisha è colei che eccelle nell’arte del canto, della musica e della danza: le più famose erano difatti straordinarie danzatrici e solo le maiko , le apprendiste geishe più belle e promettenti venivano incoraggiate a specializzarsi in questa disciplina, che regalava notorietà, fama e prestigio.
La vita della geisha era estremamente difficoltosa e spossante sin dalla tenera età, quando lasciavano la loro casa per andare a vivere negli Okiya, le case delle geishe per intraprenderne la carriera, infatti era necessario iniziare un addestramento che fin da bambine avrebbe accompagnato poi tutta la loro vita.
Le figlie delle geishe iniziavano di solito il tirocinio all’età di tre anni, ma spesso le bambine vendute agli Okiya ne avevano almeno nove o dieci, le ragazze negli Okiyacominciavano il loro percorso come domestiche, e solo dopo un certo lasso di tempo nel quale dovevano dimostrare obbedienza, rispetto e un portamento distinto iniziavano a frequentare la scuola vera e propria che era specializzata in materie quali il canto, padroneggiare lo shamisen,strumento musicale tipico giapponese a tre corde, la cerimonia del thè e la danza.
La scuola continuava per tutta la durata dell’esercizio della professione, che poteva protendersi ben oltre l’età canonica: non era raro vedere presenti a feste e banchetti geishe di una certa età.

La sua figura nasce quando la donna giapponese era confinata in casa come moglie e madre che da sempre viveva nell’ignoranza; la geisha è una donna diametralmente opposta, emancipata e colta, raffinata e brillante. I capelli, il trucco e gli abiti della geisha hanno significati ben precisi e seguono determinate regole. Il volto veniva coperto da un denso cerone bianco che gli dava l’aspetto di una maschera no, un’antica forma teatrale giapponese in cui gli attori indossavano maschere bianche dai lineamenti freddi.
Tra il viso e l’attaccatura dei capelli si scorgeva una sottile striscia di pelle nuda, che doveva accentuare l’impressione di artificialità del trucco. Le labbra venivano colorate con un rosso vermiglio, facendo sì che la bocca avesse l’aspetto di un bocciolo di rosa; le guance venivano imporporate e le sopracciglia scurite con un carboncino. Anche la nuca, il punto più voluttuoso del corpo secondo i giapponesi, veniva dipinta con un motivo particolare, ognuno con un significato ben preciso, mentre il colletto del kimono veniva tirato indietro tanto da lasciar scoperta una parte della colonna vertebrale.

Il compito della sorella maggiore è molto increscioso :se la maiko si comporta in maniera sbagliata, scorretta o indecorosa è la reputazione della sorella maggiore a risentirne; in caso contrario, però, se la maiko riesce ad acquisire prestigio, tutti nell’Hanamachi ne traggono vantaggio, dalla maiko stessa alla sorella maggiore. La maiko veste in maniera molto più appariscente rispetto ad una geisha. I suoi kimono hanno lunghe maniche penzolanti e l’obi, coloratissimo e abbastanza lungo, viene legato in maniera da arrivare dalle scapole fino al pavimento. Inoltre la maiko indossa dei sandali particolari, i cosiddetti ‘’okobo’’ che hanno una forma a cuneo che va assottigliandosi, cosicché la superficie inferiore è circa la metà di quella superiore. Il compito della geisha all’interno delle case da thè che frequenta è quello di allietare e ingentilire i banchetti e le feste con le sue abilità di suonatrice, danzatrice ed interlocutrice arguta e divertente. In Occidente si pensa erroneamente che le case da thè siano una specie di bordello: nulla di più falso, in assoluto.
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